Introduzione a Bataille – “La struttura psicologica del fascismo” oggi

Alba Dorata. Foto di Janòs Chialà ©

 

Traduciamo un testo che sta per essere pubblicato in Grecia, come introduzione al famoso saggio di Bataille ‘La struttura psicologica del fascismo’. Ringraziamo Kostas Gounis per averci concesso questa ‘difesa’ dell’importanza del pensiero di Bataille, con più di un occhio rivolto alla situazione attuale. Kostas: ”Mi chiedo se quel che abbiamo oggi o avremo domani non sia una formazione fascista così distinta e diretta, ma piuttosto una cooptazione reciproca tra una democrazia parlamentare senza base e gli imperativi fascisti – se questi elementi divengano permanentemente intrecciati nella ragion d’essere dello stato borghese”.

I

‘La Struttura psicologica del fascismo’ venne pubblicata in due parti, nel novembre del 1933 e nel marzo del 1934, nei numeri X e XI de ‘La critique Sociale’. Nel 1933 venne pubblicato anche ‘La psicologia di massa del Fascismo’ di Wilhelm Reich, e due anni dopo, nel 1935, il ‘Erbschaft dieser Zeit’ (L’eredità dei nostri tempi) di Ernst Bloch a Zurigo. Queste sono progetti di riferimento dove questi grandi pensatori – non ortodossi e radicali, ognuno a suo modo – provarono ad analizzare l’ascesa del fascismo nell’Europa tra le due guerre, e al tempo stesso suggerendo modi di farci i conti.

‘‘Il fatto del fascismo, che ha messo l’esistenza stessa del movimento dei lavoratori in questione, chiaramente dimostra cosa ci si può aspettare da un opportuno ricorso al risveglio delle forze affettive’’, è uno dei punti conclusivi dell’analisi di Bataille. Penso che questa posizioni riassuma una preoccupazione comune di questi pensatori rispetto al ruolo dell’emozione in politica – in relazione all’ascesa del fascismo da un lato, e dall’altro alla possibilità, ma anche al fallimento, del movimento rivoluzionario e dei lavoratori socialisti di appropriarsi dell’energia emozionale collettiva della masse.

La diagnosi di Bataille del fascismo come potente fenomeno psicologico e culturale, così come quella della Scuola di Francoforte, riflette la sua intenzione di combinare un’analisi marxista della società capitalista con una comprensione delle dimensioni emozionali e simboliche dell’esperienza collettiva. ‘La struttura psicologica del fascismo’ è uno dei primi testi per esaminare, da un punto di vista neo-Marxista, l’impatto e l’efficacia dell’attrazione fascista partendo da recenti proposizioni psicologiche, antropologiche e sociologiche (Freud, Durkheim, Mauss). L’approccio psicoanalitico di Freud all’inconscio e alle relazioni e identificazioni libidinali con la personalità del leader che soggiace la formazione e il comportamento della massa (Psicologia di massa e Analisi dell’Ego, 1921); l’ambivalenza e le forza di attrazione e repulsione che circondano il tabù (Freud, Totem e Tabù, 1913) e il sacro (Durkheim, Forme elementari delle religioni, 1912) e ‘le irrazionali’, agli occhi occidentali, pratiche di distruzione e consumo competitivo nelle ‘società del dono’, nel suo caso più eclatante del potlach dei Nativi americani della costa nordoccidentale. (Marcel Mauss, Il dono: forme e funzioni dello scambio nelle società arcaiche, 1924); sono le influenze decisive che guidano Bataille nella sua analisi del fascismo. L’obiettivo di Bataille è di andare oltre l’economismo dell’allora diffusa analisi marxista, evidenziando l’importanza dei parametri ‘irrazionali’ che erano diventati strumenti del fascismo invece di essere sfruttati dal movimento rivoluzionario dei lavoratori.

Nei primi anni ‘30, Bataille cominciò a formulare la sua teoria di ‘economia generale’ sulle società del dono e del sacrificio, come opposte all’ ‘economia ristretta’ del capitalismo e della repressione della spesa improduttiva e dell’esagerazione orgiastica. L’idea di base dell’economia generale è che perchè le società, come organismi viventi, possano svilupparsi e sopravvivere, hanno necessità di solo una frazione dell’energia totale che è generalmente disponibile. C’è sempre un surplus, che è a disposizione a seconda della forma di società – nelle culture arcaiche è spesa senza remore in rituali spettacolari, dai sacrifici degli Aztechi alla distruzioni di beni di valore nelle ‘Lontre’ nativi del nordamerica.

Sul lato opposto, la logica inerente a una economia finita è l’attività produttiva, l’utilità e il danaro come ‘equivalenti generali’, accumulazione e calcolo razionale in genere. Quando questi principi prevalgono, la società è caratterizzata dall’omogeneità, ‘‘commensurabilità di elementi [sociali] e coscienza di questa commensurabilità’’, nella quale il proletariato è integrato, non necessariamente come esseri umani, ma solo attraverso la loro utilità nei processi produttivi.

La prevalenza del principio di utilità è connessa al capitalismo, ma è già contenuto nella cristianità. Seguendo la lettura di Bataille, ‘‘l’affinità selettiva’’ di Weber con il protestantesimo e il disincanto del mondo segna la fine di un lungo processo di irreparabile spaccatura tra il sacro ed il profano, imposta dal Cristianesimo. Il mondano è ora definito come un luogo di mancanza, fatica e dolore. (Come Marshall Sahlins ha notato con incessante ironia, nella cosmologia cristiana occidentale e nel capitalismo, ‘‘la punizione [per il peccato originario] era il crimine’’). Dall’altro lato, il sacro è stato eradicato dalla vita di ogni giorno (Leiris) e monopolizzato dalla religione, specialmente le teologie monoteiste – le religioni OGU (One God Universe) di Burroughs (The Western Lands).

II

La cornice complessiva per comprendere ‘La struttura psicologica del fascismo’ è ‘‘l’eterologia pratica e teorica’’, ‘‘la scienza di ciò che è completamente differente’’. L’eterologia esamina, con ‘‘rigore scientifico e diligenza’’, ma non come una scienza strutturata, la ‘’parte esclusa’’, il ‘‘il corpo estraneo’’, che Bataille chiama in seguito ‘’la parte maledetta’’ – che sono tutti quegli elementi eterogenei, ‘più alti’ e ‘più bassi’-, ‘nobili’ e ‘brutti’, che non possono essere subordinati alla logica dominante delle istituzioni politiche, legali ed economiche, o comprese dai metodi astratti della scienza, che può essere applicata ad elementi omogenei (cf. Il valore d’uso di D.A.F. De Sade), o piuttosto, per omogeneizzare il particolare secondo la logica dell’equivalenza generale – il danaro nell’economia capitalista.

Inclusa nel reame dell’eterogeneità c’è la sempre latente ed esplosiva energia affettiva associata con lo spreco, l’inconscio, la violenza, il tabù ed il sacro, l’erotismo ed ogni forma di trasgressione o trascendenza che non sia stata assimilata dalla società omogenea (capitalista). Questo tipo di energia emozionale è legata al sublime e alle rappresentazioni nobili, ma anche con forme base e abominevoli, e perciò tende ad essere circondata dalle qualità del sacro, e diviene associata con i sentimenti religiosi elementari, i quali condensano ed esprimono l’ambivalenza e la sensazione di shock rispetto alle cose sacre (Freud). La nozione del corpo estraneo (eterogeneo) permette di notare le identità soggettive elementari tra i tipi di escremento (sperma, sangue mestruale, urina, materia fecale) e tutto ciò che può esser visto come sacro, divino o straordinario: un cadavere decomposto a metà che fugge attraverso la notte può essere visto come caratteristico di questa unità (Il valore d’uso di de Sade).

Nella forma primaria e ‘astratta’ dell’eterogeneità, ‘‘relativamente di rado, almeno nelle società avanzate’’, Bataille afferma – ‘‘il nobile e l’umiliato coesistono indistintamente e inseparabilmente’’. L’ambiguità dei tabù, e lo shock causato dalla sua violazione, suggeriscono questa stessa coesistenza. (Una formulazione alternativa dell’eterologia è il basso materialismo – ‘‘un fascino per tutto ciò che è offensivo, indistruttibile e persino spregevole, per tutto ciò che controverte, perverte e ridicolizza lo spirito’’ (‘’La vecchia talpa’ e il prefisso su- nelle parole Superuomo e Surrealista). La nostra inabilità ad afferrare questa unità primordiale, l’inabilità della ragione e della scienza di appropriarsi di questa forma di eterogeneità porta alla sua confusione ed assimilazione con l’eterogeneità imposta dalle grandi religioni. La ‘pura’ eterogeneità ha le caratteristiche delle ‘religioni primitive’ delle società primarie, arcaiche e non ha nulla a che fare con il cristianesimo e la altre religioni principali, che ‘‘portano ad una profonda divisione all’interno della sfera del sacro, dividendola in un mondo alto (celestiale e divino) ed uno più basso (demoniaco, un mondo di disperazione)’’.

La distinzione e la divisione tra elementi nobili e umiliati parla ad una forma differente di eterogeneità, ad una polarizzazione che è condizione per la dominazione dinastica, usualmente attraverso la combinazione di potere religioso e militare. Ora, l’esplosione collettiva, l’intossicazione orgiastica, lo spreco senza freni, in un mondo carnevalesco sono identificate con la sporcizia che è solo sporcizia, senza alcuna dimensione di (sacra) ambiguità ma esclusivamente come oggetto di abominio e rigetto. Io penso che la distinzione tra una ‘primitiva’, indifferenziata eterogeneità ed una polarizzata e divisa sia cruciale per comprendere i differenti significati della nozione di sovranità per Bataille. Da un lato, l’eterogeneità come una mistura ed una violazione di tabù come condizione di sovranità del sé – la liberazione dalla forma individuale da ogni forma di schiavitù. Dall’altro lato, l’eterogeneità divisa è la condizione per la sovranità come soggiogamento. Rivoluzione da una parte, fascismo dall’altro.

III

Nelle società capitaliste i termini dell’omogeneità sono determinati dalla borghesia, secondo i principi del lavoro produttivo e di accumulazione. Il suo bilanciamento è basato e dipende sull’abilità del sistema di integrare lo strato sociale più basso attraverso il lavoro e di soddisfare le aspettative della borghesia gretta per la mobilità sociale e la sicurezza, dissipando la paura della proletarizzazione. Comunque, in tempi di profonda crisi economica e scontento sociale, questo equilibrio è sconvolto. Da un lato, l’impoverimento delle classi lavoratrici crea le condizioni per reazioni radicali, potenzialmente rivoluzionarie. Dall’altro, la borghesia gretta si impanica e cerca modi per ristabilire l’ordine, di solito chiedendo maggiori garanzia per la preservazione della ‘coesione’ sociale. Questo spiana la strada per la connessione di alte forme di eterogeneità con l’omogeneità, precisamente, con quella parte di società che determina i termini dell’omogeneità, cioè la borghesia.

Secondo Bataille, il sempre precario equilibrio dell’omogeneità è assicurato dalle forze imperative che non appartengono al reame dell’omogeneità e che sono mobilizzate, attraverso lo stato, per mantenerla. Queste forze si identificano con le alte forme di eterogeneità divisa e traggono la loro efficacia da questa sfera, così attraverso la religione elevano e monopolizzano il santuario. La loro natura imperativa è basata sulla combinazione della dimensione religiosa e del potere militare che queste forme superiori di eterogeneità accumulano.

Nell’equilibrio, gli elementi imperativi non fanno sentire la propria presenza- le istituzioni sociali esistenti e la cornice di diritto dello stato democratico-borghese sembrano essere sufficienti per la rotonda riproduzione dell’omogeneità, mentre i meccanismi dello stato, ideologici e repressivi, non coincidono con questi elementi. Comunque, ciò non significa che il normale funzionamento dello stato sia basato solamente sulla razionalizzazione dei principi secolarizzati e che gli imperativi eterogenei siano mobilizzati solo in caso di ‘emergenza’. Vale a dire, ricordiamoci dell’astuccio magico della legge e delle caratteristiche ‘divine’ della burocrazia – ‘‘onnipotente e impenetrabile, ubiquo, invisibile’’ – ne Il castello di Kafka e Il processo. O gli eroi deceduti, fondatori e padri della nazione, o i benefattori nazionali che si librano sopra l’immaginazione collettiva: i nomi delle strade e le piazze che li onorano; i loro monumenti (ma anche gli effetti di deturpazione [defacement] di Michael Taussig); la recitazione dei poemi patriottici nelle celebrazioni nazionali e nelle parate. Non sono tutti questi elementi eterogenei degli aspetti della ‘magia dello stato’?

Alba Dorata. Foto di Janòs Chialà ©

 

Il fascismo combina, come connessione dell’omogeneità borghese con gli elementi alti e imperativi dell’eterogeneità divisa, i valori della prima (ordine, sicurezza, lavoro) con gli investimenti affettivi di carattere religiosi e militari sviluppati nella seconda. Il leader fascista incarna gli elementi nobili, un tipo di purezza affermatasi con la violenza e la crudeltà, opposta alla monotonia della miserabile esistenza delle masse. ‘‘L’eterogeneità del padrone è non meno opposta a quella del servo. Se la natura eterogenea del servo è vicina a quella della feccia in cui la sua condizione materiale lo condanna a vivere, quella del padrone è formata dall’atto di esclusione di tutta la feccia – un atto puro nella direzione, ma sadistico nella forma… I leader fascisti indubbiamente appartengono all’esistenza eterogenea. Opposti ai politici democratici, che in diversi paesi rappresentano la banalità inerente alla società omogenea, Mussolini e Hitler immediatamente spiccano come qualcosa di altro. […] Il flusso affettivo che unisce [il leader fascista] con i suoi seguaci […] è una funzione della coscienza comune, di crescente violenza e forze ed energie eccessive che si accumulano nella persona del leader, a tramite esso diventano largamente disponibili’’.

(Nel caso di Alba Dorata in Grecia, sembrerebbe che l’elemento religioso, radicato com’è nelle tematiche pagane non è stato però un aspetto prominente dei modi con cui questi neonazisti hanno presentato se stessi nella sfera pubblica. Forse questa era una mossa calcolata, alla luce della forte influenza della chiesa greca Ortodossa, un’influenza che è diventata persino più ampia per via dell’‘invasione’ dei rifugiati musulmani. In larga parte era l’aspetta militare a dominare, incorporato da Kasidiaris, che era qualcosa come l’emblema del leader militare fascista, mentre gli elementi religiosi – il culto incontestato del leader con tutti i loro ridicoli rituali – era qualcosa più simile a un affare interno.)

IV

Diversi commentatori, inclusi Jurgen Habermas e Richard Wolin, che hanno articolato la critica più aggressiva e rasa (descritta come ‘tipicamente sbilanciata’ da un commentatore) – insiste nell’individuare tendenze fasciste in Bataille. A supporto di questa diagnosi, frasi isolate come ‘‘Mussolini o Hitler immediatamente spiccano come qualcosa di completamente diverso’’, sono sottolineate come evidenza della supposta ammirazione di Bataille per i leader fascisti. Attraverso questo stratagemma, la superba analisi di Bataille della figura del leader fascista viene ignorata. Comunque, la persuasività di queste rivendicazioni collassa se uno si prende la briga di leggere la frase immediatamente successiva a questo estratto: ‘‘Ma questa concentrazione su una persona interviene come un fattore che differenzia la formazione fascista all’interno della stessa sfera eterogenea: il fatto che l’effervescenza emozionale porti all’unità, la rende un principio organizzato che si volge, come potere, contro il popolo; questo principio è un’esistenza in sé stessa prima ancora di rendersi utile; un’esistenza in sé stessa che è distinta da quella di una ribellione amorfa che per sé stessa significa ‘per i ribelli’ […]’’

Lo stesso stratagemma è al lavoro rispetto ad un altro punto controverso. Bataille scrive: ‘‘L’azione fascista eterogenea appartiene ad un intero insieme di forme alte. Rivolge un appello tradizionalmente definito come eccelso e nobile e tende a costituire l’autorità come un principio incondizionato, posto al di sopra di ogni giudizio utilitaristico. Ovviamente, l’uso di queste parole, alto, nobile, ed eccelso, non implica la mia adesione’’. Wolin cita solo le prime due frasi del passaggio sopra riportato, nasconde la chiara posizione di Bataille contro la sovranità imperativa, e afferma che ‘’la difesa della politica fascista di Bataille si conclude con un’adesione entusiasta’’.

Wolin in effetti cannibalizza i testi di Bataille, isolandone frasi che in sé stesso potrebbero essere considerate fasciste. Ma anche nelle letture critiche più bilanciate di Habermas, troviamo una versione alleggerita della stessa tecnica di tagliare e incollare – una deplorevole ma non esattamente attesa reazione di fronte alla scandalosa ‘irrazionalità’ di Bataille. Come Wolin, Habermas lavora sulla frase ‘‘Mussolini o Hitler immediatamente spiccano come qualcosa di completamente diverso’’ a cita il frammento ‘‘Il fatto del fascismo […], chiaramente dimostra ciò che ci si può aspettare dal regolare ricorso al risveglio delle forze affettive’’, per sostenere che Bataille fosse ‘‘sedotto dal fascismo’’.

Il supposto fascismo di Bataille rimane un argomento controverso, ancora aperto per alcuni. Gli esempi sopra sono tipici del tono prevalente, almeno entro alcuni circoli che aspirano a riscattare la Ragione o ne lamentano la sua eclissi. La nozione di sovranità e l’affinità della concezione di Bataille con quella dell’apologeta teorico del Nazismo Carl Schmitt è soggetta alla critica più seria. Comunque, nella maggior parte dei casi, ed Habermas ne è uno dei più rappresentativi- non c’è apprezzamento per la decisiva distinzione e opposizione, fatte da Bataille, tra sovranità dinastica (fascista) e l’esigenza per una reale sovranità liberatrice, che fuoriesce dalla polarizzazione tra elementi superiori (imperativi) e inferiori nel reame dell’eterogeneità. Questa omissione inevitabilmente porta all’assimilazione della concezione dualistica della sovranità in Bataille con la nozione uni-dimensionale della sovranità di Schmitt, nella quale non è spazio se non per il sovrano che può decidere sullo stato d’eccezione.

L’accusa che Bataille avesse tendenze fasciste, oltre alcune testimonianze personali e contraddittorie di persone che lo conoscevano, secondo altri commentatori critici del suo lavoro e attività durante gli anni ‘30, si concentra sul suo tentativo di dimostrare che la vera ascendenza del fascismo può insegnarci  modi con cui affrontarlo. Come regola, le recensioni rilevanti distorcono la posizione di Bataille che gli strumenti del fascismo (la forma militare dell’effervescenza collettiva, lo spettacolo delle sfilate nazista, i riferimenti mitologici e il culto del leader come l’incorporazione dell’unità della nazione), derivano la loro efficacia dal ‘‘ricorso al risveglio delle forze affettive’’, che possono – e devono- essere utilizzate dal movimento rivoluzionate e rivoltate contro il fascismo. La frase ‘‘strumenti del fascismo’’ è usata in continuazione, mentre ciò che Bataille indubbiamente intende sono le forze materiali ed emozionale che il fascismo trasforma e usa come suoi strumenti. (Per esempio, come Slavoj Žižek molto precisamente specifica, l’esaltazione che uno sente ad ascoltare l’‘ode alla gioia’ di Beethoven, entro un contesto appropriato può servire ogni ideologia politica – Nazismo, Stalinismo, movimento rivoluzionario o l’idea dell’Unione Europea.)

Nella mia opinione, il problema più importante è nell’(im)possibilità di utilizzare queste forze in una direzione emancipatrice, rivoluzionaria, che è esattamente ciò che Bataille cerca di evidenziare. Egli riflette persino su questa debolezza, con ovvio rammarico: ‘‘Le chances per una rivoluzione della classe lavoratrice, una sovversione liberatrice della società, scompaiono nella misura in cui le possibilità rivoluzionarie sono affermate’’.

Leggo il lavoro di Bataille come un tentativo tragico di ricerca dell’impossibile; liberazione dalle ragioni e dalle pratiche che instillano e riproducono coercizione e soggiogamento, sempre al servizio del potere. Questa sua scrittura costantemente spinge il linguaggio ai suoi limiti; rifiuta di conformarsi, di sottomettersi ai codici della prudenza, della logica, della decenza o dell’utilità. Bataille immagina questa cornice, ‘un contesto del senza contesto’, attraverso questo testo sul fascismo, più di ogni altro. Così, inevitabilmente finisce in uno stallo – perché per lui la rivoluzione è il confronto con tutti i contesticon tutto ciò che rende l’impossibile.. Beh, impossibile.

Antifascist* grec*. Foto di Janòs Chialà ©