Contro NH4 NO3, vogliamo respirare

Il 4 Agosto 2020, in un magazzino del porto di Beirut sono esplose oltre 2700 tonnellate di Nitrato di Ammonio (NH4 NO3), sequestrate anni fa a una nave di contrabbandieri.

Si trattava di un’enorme quantità di un materiale le cui qualità esplosive si sono ampiamente mostrate nel corso dell’ultimo secolo. Sembra che lo sfladamento globale proceda a doppio passo; da un lato una violenza lenta, e spesso invisibile nelle sue forme dirette, si cela nell’aria, nell’acqua o nel suolo; dall’altro, assistiamo a un susseguirsi di eventi mostruosi e spettacolari come quello di Beirut, purtroppo solo l’ultimo di una lunga serie di disastrose esplosioni da nitrato di ammonio. Alimentando i sistemi produttivi, distruttivi ed estrattivi, possiamo dire che il composto chimico NH4 NO3 ha fatto esplodere la stessa storia contemporanea.

La storia del Nitrato di Ammonio risale al 1910, quando lo scienziato Fritz Haber brevettò la formula per sintetizzarlo. Questo processo fu poi commercializzata da Carl Bosch alla BASF, il colosso chimico tedesco, che ha il suo quartier generale nella città chimica di Ludwigshafen – un luogo non estraneo ad esplosioni tossiche e mortali

BASF iniziata piccola nel 19° secolo (immagine sopra) si presenta oggi sotto forma di una sconfinata “città chimica” (immagine sotto)

Ludwigshafen, Germania, imagine di Getty images
Incendio mortale a BASF nel 2016

Il processo Haber-Bosch è alla base dei prodotti fertilizzanti azotati, di cui il più noto è l’NPK, la cui N sta per “Nitrogen”, in Italiano “Azoto”, ovvero quell’elemento che rende il caratteristico verdume nelle forme di vita vegetale. E’ chiaro che ciò avviene normalmente nei cicli naturali, ma la possibilità di aggiungere azoto tramite la semplice applicazione di concimi azotati sintetici nel terreno ha reso possibile la crescita del modello agri-industriale, per lo più monoculturale e semplificatore del paesaggio, riducendo la complessità della coltivazione orticolturale e separandolo dall’allevamento animale.

Secondo lo storico Vaclav Smil, “la sintesi industriale dell’ammoniaca da azoto e idrogeno, per il mondo moderno è stata fondamentalmente più importante dell’invenzione dell’energia nucleare, della televisione o del volo aerospaziale. L’espansione della popolazione mondiale da 1.6 miliardi di persone nel 1900 ai 6 miliardi di oggi non sarebbe stata possibile senza la sintesi dell’ammoniaca” (traduzione dell’autore).

Su queste etichette si legge “Fioritura mostruosa” “Crescita mostruosa” “Crescita Mostruosa Pro”: sono i nomi di alcuni concimi a base di NPK. Mi sembra che questi nomi rendano giustizia alla mostruosa capacità di far esplodere una pianta di pomodori, un campo di fiori, e il sistema agroalimentare globale nella storia del novecento – così come nelle miniere, o in trincea, da una fabbrica in Texas, fino a un deposito nel cuore di Beirut. 

Si stima che negli ultimi 60 anni la quantità di azoto nell’atmosfera sia più che quintuplicata, certo non senza effetti avversi. C’è infatti ampio consenso scientifico riguardo le quantità di azoto sintetico nelle pratiche agroindustriali abbiano abbondantemente alterato il ciclo geochimico dell’azoto. Questo sta causando forti squilibri ecosistemici su scala locale, regionale, e globale, contribuendo al riscaldamento del pianeta, che si sfalda.

Inoltre, da una prospettiva agraria, la disponibilità di questi concimi ha reso possibile la semplificazione monoculturale – principalmente la creazione da una parte di piantagioni e dall’altra gli allevamenti e i macelli intensivi – ovvero la distinzione e l’allontanamento dell’allevamento animale dalla produzione agricola. Per fare a meno di questo composto chimico in agricoltura, si renderebbe allora necessario il reintegro di questi modelli di produzione e riproduzione, in chiave agroecologica, su piccola scala. Diverse di queste raccomandazioni sono ormai riconosciute anche dalla società civile internazionale, e dalle istituzioni più liberali come la FAO – insomma, le stesse che attuarono le rivoluzioni agricole a base di azoto.

Lo stesso composto chimico NH4 NO3 è poi alla base della composizione di esplosivi al Salnitro, ampiamente utilizzati nelle cave, nelle miniere di carbone, o in azioni militari, per esempio, dall’esercito nazista, del quale gli stessi Fritz Haber e Carl Bosch furono consulenti strategici. Sembra che un ampio utilizzo del Salnitro venga fatto più recentemente da diversi gruppi terroristici.

(immagini da Beirut)

Le miccie di NH4 NO3 collegano l’agroindustria, agli attacchi esplosivi del terrore, in pace e in guerra, a quelli delle attività estrattive nelle cave e nelle miniere. Il disastro rende questo legame più visibile e leggibile. Ma mentre il pianeta collassa, viene da chiedersi come sarà possibile continuare a pensare di lottare per costruire mondi nuovi?


(1911, Preparazione di una piantagione in Pennsilvanya con la dinamite)

Purtroppo, oggi l’emergenza va ben oltre i troppi morti, le persone ferite e le loro famiglie, i proprietari degli edifici i cui vetri sono andati in frantumi, gli ospedali distrutti, gli ospedali al collasso, o l’economia del porto di Beirut, strategica per il paese e tutto il Medio Oriente. Oggi Beirut, città aperta e plurale del Levante, ponte fra Oriente e Occidente, che da anni ospita oltre un milione di rifugiati siriani, non può respirare. Come gli operai dell’Ilva e i bambini del quartiere Tamburi a Taranto, soffocano gli ulivi secchi in Salento, i braccianti a Saluzzo, e altrove.

Contro l’estrattivismo, l’agroindustria, e la militarizzazione delle nazioni, che soffocano gli ecosistemi già al collasso,

Vogliamo respirare!

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Bibliografía utile:

Battye, W. et al. “Is nitrogen the next carbon?”

Billen, G. et al. “The nitrogen cascade from agricultural soils to the sea: modelling nitrogen transfers at regional watershed and global scales”

FAO, Agroecology principles 

Missiroli, P. “Politica del respiro” su Effimera

Smil, V. 2004. Enriching the Earth: Fritz Haber, Carl Bosch, and the Transformation of World Food Production, MIT Press

Vitousek, P. et al. “Human alteration of the global nitrogen cycle: sources and consequences”